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Piccolo capolavoro di cinema di verità, la cui concretezza ed essenzialità si traducono in uno stile lucido e asciutto, con dialoghi ridotti all'osso, ma estremamente naturali ed incisivi. La telecamera è usata in modo originale ed efficacemente funzionale. Vari i temi: degrado giovanile, rieducazione attraverso l'etica del lavoro, relazione padre-figlio, perdono, dolore interiore e ricerca di un senso da dare all'esistenza dell'uomo dinanzi alle grandi tragedie della vita. Il rapporto fra Olivier e Francis è di notevole complessità e ambivalenza: un padre che, cercando il figlio che non ha più, cerca al tempo medesimo se stesso ed è combattuto dall'amore-odio verso chi ha distrutto il suo sogno di felicità, ma gli sta ora offrendo un'ancora di salvezza nel pieno di una crisi esistenziale (anche il matrimonio è infatti naufragato). Negli sguardi, nei silenzi, nei piccoli gesti apparentemente di poco conto, vi è un'espressività senza pari. Eccellenti le interpretazioni degli attori.
Regia: Luc e Jean-Pierre Dardenne
Anno: 2002
Giudizio: ****
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