domenica 26 dicembre 2010
20 Sigarette
Testimonianza dell'unico sopravvissuto all'attacco contro la base militare di Nassiriya, in cui il 12 novembre 2003 persero la vita 19 italiani fra soldati e civili. Aureliano Amadei, regista ed autore del libro da cui è tratto il film, è il personaggio principale (interpretato da Vinicio Marchioni) ed è attraverso i suoi ricordi che sono ricostruite tanto le circostanze che lo condussero in Iraq, quanto i tragici momenti dell'attentato e le difficoltà vissute a livello personale nell'accettare l'accaduto e nel gestirne la conseguente esposizione mediatica.
Il forte taglio autobiografico trova riscontro nelle scelte di regia: l'uso della telecamera a mano ed in particolare il ricorso insistito alla soggettiva forza il punto di vista dello spettatore a coincidere con quello di Amadei, di cui è mostrato il percorso di crescita che, da giovane irrequieto frequentatore di centri sociali ed aspirante cineasta, attraverso una sconvolgente esperienza di vita e di morte (di cui porterà per sempre i segni, nel fisico e nell'animo) lo trasformerà in uomo. Nonostante uno "stile gridato ed effettistico" (Dizionario dei Film Mereghetti) ed una "poetica illustrativa, impressionista" (Federico Pontiggia, Cinematografo.it) che hanno fatto storcere la bocca a qualcuno, nonostante qualche concessione al pathos eccessivamente in stile fiction televisiva (l'incontro con i genitori del soldato caduto) ed alcuni passaggi un po' troppo didascalici (il discorso durante la presentazione del libro), di 20 Sigarette colpiscono la sincerità e l'urgenza (nate dalla necessità di ripristinare la verità a fronte delle ricostruzioni ufficiali e delle falsificazioni giornalistiche, ma anche dal bisogno tutto psicologico di elaborare il trauma), le scelte di registro tutt'altro che scontate, la presa di distanza dalle semplificazioni ideologiche e dalle mitizzazioni retoriche (i soldati presentati nè come eroi nè come carnefici, ma come esseri umani). Da non sottovalutare la riflessione (sviluppata attraverso la metafora dell'occhio-telecamera) sul ruolo del cinema quale ultimo mezzo per ristabilire una visione autentica del mondo. Premiato a Venezia, il titolo allude alle sigarette che Amadei, fumatore incallito, fece in tempo a concedersi nel suo breve ma sconvolgente soggiorno iracheno.
Regia: Aureliano Amadei
Anno: 2010
Giudizio: ***
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