Il minatore Han (Han Sanming) cerca la moglie e la figlia, che non vede da sedici anni. L'infermiera Shen (Zhao Tao) è invece sulle tracce del marito, di cui non ha notizie da due. Entrambe le ricerche avranno successo, ma se in un caso l'incontro sarà un ritrovarsi, nell'altro durerà soltanto lo spazio di un addio. Sullo sfondo la costruzione della monumentale diga delle Tre Gole sul fiume Azzurro.
C'è più il piglio del documentarista che quello del narratore in questo malinconico film del regista cinese Jia Zhang-ke che racconta le storie, speculari ma opposte, di due anime in pena, del loro tentativo di recuperare un passato che non c'è più per poter ricostruire, a partire da esso, una nuova vita, un altro futuro. Ma se la narrazione, che si dipana lenta e senza sussulti ma non senza divagazioni ed incertezze, non convince più di tanto (così come i dialoghi, stringati e inespressivi), più interessante è senz'altro l'immagine offerta, suggestiva e realistica, di una Cina faticosamente avviata verso la modernità (la denuncia del cui costo è il messaggio politico sotteso), del contrasto fra oggetti, persone, ambienti ed atmosfere che sembrano sospesi e fuori dal tempo ed il procedere inesorabile ed incessante del progresso tecnologico e delle trasformazioni sociali. La bellezza figurativa con cui Jia Zhang-ke ha ritratto il decadente paesaggio urbano dei ruderi abbandonati ed in via di demolizione gli è valso il Leone d'Oro a Venezia. Spunti surreali e la significativa metafora finale dell'equilibrista completano il quadro.
Due tristi storie d’amore narrate con uno stile essenziale e minimalista fanno da contrappunto a uno spaccato sulla realtà sociale della Cina odierna, ritratta [...] attraverso i toni spenti e opachi di un paesaggio grigio e umido, specchio delle due anime inquiete protagoniste del film (Chiara Renda, mymovies.it)
Regia: Jia Zhang-ke
Anno: 2006
Giudizio: **1/2
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