mercoledì 15 dicembre 2010

Il Matrimonio di Lorna


L'albanese Lorna (Arta Dobroshi) ha sposato il tossicodipendente Claudy (Jeremie Renier) in un matrimonio combinato, per ottenere la cittadinanza belga. Claudy, che se ne è innamorato, trova solo in lei la forza per uscire dal tunnel della droga, ma Lorna ha già chiesto il divorzio: deve sposare un russo in un secondo matrimonio fittizio, organizzato dal poco raccomanabile tassista Fabio (Fabrizio Rongione), che non esiterà a sbarazzarsi di Claudy con una finta overdose. Ma per Lorna le cose cambiano quando scopre di essere incinta di Claudy.
Quello dei fratelli Dardenne è un cinema che guarda a chi vive ai margini, un cinema che puzza di verità, caratterizzato da un "approccio con la realtà duro, intransigente, in cui lasciano parlare i fatti" (Il Dizionario dei Film Morandini). Un cinema che pedina i propri personaggi (nonostante il passaggio dai 16 mm alla meno mobile telecamera da 35 mm) nelle proprie personali odissee che in questo film si chiamano immigrazione, tossicodipendenza, sottobosco di illegalità piccole e grandi. Un cinema, ancora, che sa anche parlare il linguaggio umanissimo delle emozioni, come nella bella sequenza in cui Lorna si offre (in senso metaforico e carnale) a Claudy, in un gesto estremo di affettuosa pietà. Oppure quando Lorna non vuole smettere di credere a quella gravidanza immaginaria che cela un profondissimo senso di colpa, ma che è anche fuga simbolica da una realtà troppo dura e spietata, in cui anche inseguire un sogno semplice come aprire un bar col fidanzato significa doversi sporcare le mani e dimenticare ogni forma di coscienza. Premiato per la sceneggiatura a Cannes, è il terzo film in dieci anni dei Dardenne che ancora una volta hanno fatto pienamente centro.


Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Anno: 2008


Giudizio: ****

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