sabato 1 gennaio 2011

Niente Da Nascondere


La serena tranquillità familiare del conduttore televisivo Georges (Daniel Auteuil) e di sua moglie Anne (Juliette Binoche) è turbata quando iniziano a ricevere strani disegni e videocassette anonime con riprese effettuate da qualcuno che li spia. Allorché Georges intuisce chi può esserne l'autore, un oscuro episodio del suo passato torna alla luce.
Una regia accurata (premiata a Cannes) che regala inquadrature belle e funzionali (come nella sequenza in ascensore, nella parte finale del film) permette ad Haneke di costruire una sorta di thriller non convenzionale in cui si respirano le atmosfere ambigue e paranoiche tipiche di questo autore e che mantiene intatta la tensione fino all'inquietante ed enigmatica rivelazione finale, tocco da maestro di un regista che predililige le domande alle risposte e confondere le acque piuttosto che soddisfare le aspettative dello spettatore. La riflessione di Haneke è provocatoria come per lui usuale e tocca molti temi, dal lato oscuro della psiche umana all'inconoscibilità della verità, dal ruolo ed i limiti dell'osservazione (e, quindi, del cinema) ai meccanismi di negazione e rimozione del senso di colpa, a cui conferisce una dimensione personale più immediata (negazione della responsabilità individuale), alludendo però anche ad una dimensione sociale (negazione dell'iniquità della condizione di privilegio del ceto benestante), una nazionale (rimozione delle conseguenze nefaste del colonialismo francese) ed una universale (rimozione delle colpe del mondo occidentale nei confronti degli ultimi della Terra): è una riflessione che vuole colpire al cuore il volto pulito del mondo borghese e metterne a nudo falsità ed ipocrisie (nessuno è senza macchia), costringendo lo spettatore all'immedesimazione (in questa direzione va, ad esempio, la scelta di annullare la colonna sonora) ed a fare i conti con la propria coscienza. Fra i momenti più intensi, la scena del suicidio di Majid (Maurice Benichou) ed il confronto/scontro fra suo figlio e Georges. Come con la maggior parte dei film di Haneke, non si resta indifferenti.


Haneke mostra la fragilità del mondo contemporaneo [...] con la consueta, diabolica abilità nel tratteggiare al paura, la violenza e il senso di colpa che sconvolgono le certezze borghesi. (Dizionario dei Film Mereghetti)



Regia: Michael Haneke
Anno: 2005


Giudizio: ****

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