martedì 14 settembre 2010

Lost In Translation


Bob (Bill Murray, bravissimo), attore al tramonto, è in Giappone per girare uno spot pubblicitario sul whisky; la giovane Charlotte (Scarlett Johansonn) vi ha seguito il marito fotografo. Si incontrano in albergo, si frequentano, ne nasce una tenera amicizia che forse potrebbe diventare una relazione, ma presto le loro strade si dividono.
La figlia d'arte Sofia Coppola costruisce il suo secondo lungometraggio basandolo semplicemente sull'incontro di due solitudini: Bob, in crisi artistica ed esistenziale, ha alle spalle un matrimonio che non funziona più, due figli che non vede mai, una carriera al capolinea; Charlotte, sposa da poco ma già insoddisfatta, non ha più dialogo con il marito, non sa cosa vuole dalla vita e da quel futuro che tanto la spaventa. Incontro che avviene in uno spazio straniante e sospeso, una Tokyo ora dipinta nel suo lato ipermoderno e fumettistico, ora in quello più tradizionale. Incontro che è una fuga, da una vita annoiata e disillusa, alla (ri)scoperta di un'autenticità perduta. Le scelte dell'autrice mirano a creare un'attesa che però resta negata: quella di un bacio, che non arriverà (se non pudico sfiorare di labbra nel finale), di un cedere alla passione, risarcimento sentimentale per due anime sperdute e disorientate, che però non vedremo. In questo la Coppola è elegante e discreta, la sua è una presa di distanza dalla volgarità e la materialità dei tempi (e di molta industria cinematografica), dalla superficialità e la vuotezza di una società che si nutre di autoinganni; sottolineata, peraltro, da una regia che si prende i suoi tempi, che insegue senza fretta stati d'animo ed emozioni, la magia di attimi fuggevoli, la malinconia di un addio. Forse a non funzionare fino in fondo sono le concessioni ad una comicità un po' banalotta, che fa ridere con pretesti scontati: le differenze linguistiche e fisiognomiche fra occidentali e giapponesi, gli eccessi della cultura nipponica: da una mano così raffinata ci si aspetterebbe qualcosina in più.
Oscar per la sceneggiatura originale.



Regia: Sofia Coppola
Anno: 2003


Giudizio: ***

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