giovedì 21 ottobre 2010

Lo Zio Boonmee Che Si Ricorda Le Vite Precedenti


Lo zio Boonmee (Thanapat Saisaymar), uomo anziano e malato, si sente vicino alla fine dei suoi giorni e decide di traferirsi, con cognata e nipote, in una casa vicina alla giungla per curarsi in tranquillità ed aspettare la propria ora. Gli faranno visita lo spirito della moglie morta ed il figlio, scomparso molto tempo prima ed ormai trasformatosi in scimmione dagli occhi di brace.
Quello di Boonmee è un viaggio a ritroso verso origini lontane e dimenticate, un ritorno al Tutto che he nella caverna-utero, luogo di nascita e morte di vite presenti e passate, la propria rappresentazione allegorica; un viaggio che conduce lo spettatore in una dimensione atemporale e fantastica, in cui coesistono sincreticamente passato e futuro, vivi e morti, creature e spiriti, leggenda e realtà; un viaggio, ancora, dal carattere mitico e suggestivo, specialmente laddove la telecamera di Weerasethakul si addentra nel fitto di una natura misteriosa ed ancestrale o profetizza, in una sequenza che fa pensare ad un'istallazione videoartistica, un inquietante futuro militarizzato per il popolo thai. Non è necessario soffermarsi sull'influenza che inevitabilmente ha, su gusti e sensibilità, il retroterra culturale dello spettatore per capire quanto possa risultare distante ad un pubblico occidentale un film che guarda apertamente alla storia, alle credenze, alle tradizioni ed all'immaginario thailandese. Il che è forse il principale limite di un titolo più adatto a chi ama i linguaggi cinematografici sperimentali e d'avanguardia (nonchè la commistione di stili e toni, dal lirico al faceto), molto meno a chi malsopporta ritmi estenuantemente lenti ed inserti narrativi visionari (quando non, come nel caso dell'episodio della principessa e del pescegatto, francamente incomprensibili). Parte del più ampio progetto multipiattaforma Primitive, è stato insignito dell'onoreficenza più alta a Cannes, da una giuria presieduta da Tim Burton.



Regia: Apichatpong Weerasethakul
Anno: 2010


Giudizio: **1/2

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