sabato 28 agosto 2010

Gangs of New York


In una New York di metà Ottocento, dominata da bande che si contendono il controllo dei quartieri con scontri di inaudita ferocia, governata da autorità corrotte e da un’oligarchia meschina, crocevia di migranti (irlandesi, cinesi, neri, ecc.), Amsterdam (un Leonardo Di Caprio un po’in ombra), di origini cattoliche irlandesi, cerca di entrare nelle grazie di Bill “il Macellaio” (un indimenticabile Daniel Day-Lewis, sopra le righe), capobanda nativo americano e protestante, temuto e rispettato, che sedici anni prima gli aveva ucciso il padre e di cui vuole vendicarsi. Ci riuscirà. Sullo sfondo, la Guerra di Secessione in atto ed i Draft Riots che scoppiarono in risposta all’imposizione della leva obbligatoria nel 1863.
Scorsese dirige un colossal sulle origini della società americana, di cui, con toni che vorrebbe epici, mostra le radici sanguinose, affondate in un caos informe governato dalla brutalità della legge del più forte, in un miscuglio razziale di brulicante umanità in balia del totale disordine morale (salvo una primitiva nozione di onore) e dell’uso della violenza come unico strumento per il faticoso mantenimento dell’ordine sociale. Dove riesce a tener fede e forse perfino a superare le aspettative è nella ricostruzione storica e scenografica (sbalorditivo il set allestito a Cinecittà, così come la ricchezza e l'accuratezza dei costumi), tanto che il patrimonio visivo-figurativo è probabilmente la dote migliore del film, un vero piacere estetico per lo sguardo. Meno convincente è la sceneggiatura, che delinea una trama dagli schematismi un po’ scontati (il buono contro il cattivo, una donna contesa, un piccolo esercito di aiutanti ed oppositori, la caduta e la riscossa del buono, la sconfitta finale del cattivo) e l’approfondimento psicologico che non va troppo oltre la consueta dinamica dell’amore/odio fra i due contendenti, legati da un rapporto che ricorda il legame paterno. Buona la regia (d’altra parte la firma ne è indubitabile garanzia), da sottolineare alcune sequenze (specialmente la convergenza nel finale fra lo scontro tra gang e la repressione violenta della sommossa, molto ben girata e montata) e certe figure (Bill “il Macellaio” su tutte, icona memorabile di un’intera nazione), ma non bastano a reggere quasi tre ore di un film che, seppur con picchi di grande qualità, sembra dimenarsi a lungo alla ricerca, con scarso successo, di una direzione da prendere in maniera decisa, di un senso compiuto, di una dimensione autenticamente originale ed autoriale. Le 11 candidature agli Oscar senza nemmeno una statuetta portata a casa sfiorano il record negativo.



Regia: Martin Scorsese
Anno: 2002



Giudizio: ***

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