domenica 27 giugno 2010

Flags of Our Fathers



Primo episodio dei due dedicati da Eastwood alla battaglia di Iwo Jima, in cui si scontrarono duramente gli eserciti americano e giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale. Rifacendosi al romanzo omonimo di Bradley e Powers, viene ricostruita la vera storia della fotografia del premio Pulitzer Rosenthal (ritraente un gruppo di marines innalzanti la bandiera a stelle e strisce in cima al monte dell'isola) che divenne celeberrima in patria e fu utilizzata per sponsorizzare una campagna di raccolta dei fondi di guerra. Alla base della vicenda, vi è il paradosso (allora taciuto per ragioni di convenienza) per cui la foto divenuta famosa non era in realtà autentica, raffigurando soldati diversi da quelli che avevano effettivamente sollevato la bandiera la prima volta (oltre ad essere stata issata all' inizio della battaglia e non alla fine in segno di vittoria, come voleva la versione ufficiale). Flags of Our Fathers racconta l'ipocritica, bugiarda retorica propagandistica che si nutrì di quell'immagine, a cui fu conferita ad arte la dimensione epica del simbolo. Lo fa ricostruendo la vicenda dei protagonisti della foto, mostrando la loro assoluta lontananza dalla figura di "eroi" che la stampa e l'opinione pubblica pretendevano fosse cucita loro addosso. In particolare, è nel personaggio di Ira Hayes, l'indiano marine che al ritorno in patria divenne alcolizzato e morì in solitudine, che si concretizza il netto contrasto fra la realtà assurdamente dolorosa e crudele della guerra e la magniloquente ed al tempo stesso cinica idea della stessa di chi non l'aveva combattuta. Contrasto che trova espressione visiva nella continua alternanza fra le scene della paradossale tournée dei reduci ed i loro ricordi del fronte e che diviene dissidio interiore alimentato dai sensi di colpa per i compagni caduti, dalla memoria delle atrocità, dal senso di inadeguatezza di chi si vergogna delle azioni per cui è invece entusiasticamente acclamato.
Eastwood (che trae evidente ispirazione dal co-produttore Spielberg nella sequenza dello sbarco, similissima a quella analoga di Salvate il Soldato Ryan), dirige un film cupo (a cominciare dalla fotografia), spietato nel denunciare il ruolo falsificatore dei mass media e, fra le righe, le esigenze impietose di un'industria dello spettacolo che si alimenta ingordamente dei miti che fabbrica (e presto dimentica), a discapito delle dignità personale. Ma è anche un film che conosce momenti di poesia e sincera commozione, come l'incontro fra Ira e la madre di Mike o la spensierata scena finale del bagno in mare.


Il film nasce dal bisogno di dare voce a una generazione che ha preferito tacere e non comportarsi come il governo obbligò i tre reduci a fare. (Paolo Mereghetti, Il Corriere della Sera)


Regia: Clint Eastwood
Anno: 2006


Giudizio: ***1/2

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