domenica 29 agosto 2010

Mulholland Drive


Strani fatti coinvolgono due giovani: Rita (Laura Helena Harring) è sopravvissuta ad un incidente stradale, ma ha perso la memoria, Betty (una bravissima Naomi Watts) l’aiuta a recuperarla. Nel finale tutto viene sconvolto. E’ difficile sintetizzare in maniera efficace un film intrinsecamente non lineare, che sfugge alla classificazione dei generi (mescolandone diversi, dal noir all’horror, dal grottesco al paranormale stile Twin Peaks) in cui i percorsi narrativi a volte si intrecciano, a volte non conducono a nulla, altre volte ancora si rovesciano o si invertono. Lynch vuole raccontare un viaggio nella psiche umana e lo fa adottando il linguaggio del subconscio, del sommerso: destruttura la logica classica (principi di identità, non contraddizione, ecc.), opta per una razionalità più lasca, che ai nessi causali preferisce sovente le associazioni analogiche, i salti spazio-temporali, l’allucinazione. La prima parte è secondo molti un sogno del personaggio Diane (ancora la Watts), come chiarirebbe la seconda (forse un po’ troppo frettolosamente, probabilmente per via delle traversie produttive), ma per quanto possa suonare credibile, anche questa interpretazione, come del resto tutte le altre, conserva un’ineliminabile arbitrarietà: non potrebbe essere altrimenti per un film che mostra, ma non spiega, muovendosi su un terreno surreale che non richiede né prevede analisi. Se riesce a farsi rapire della immagini, ad abbandonarsi al loro flusso, alle divagazioni, al nonsense, lo spettatore vive un'esperienza visionaria irripetibile, che lo interroga sul tema dell’identità personale e lo fa avventurare nel profondo dell’animo, nel rimosso, nell’onirico, in quell'abisso di eros e thanatos represso ma presente in ogni essere umano. Amarissima la riflessione su Hollywood e l’industria dello spettacolo in generale, fabbrica di sogni che promette ed illude, ma cela sotto la facciata accattivante lo squallore di un ambiente marcio e miserabile. Di Badalamenti la colonna sonora, conturbante ed inquieta. Doveva essere la prima puntata di un serie televisiva, ma, rifiutata dalla ABC, Lynch l’ha riadattata per il grande schermo. Premiato a Cannes e candidato agli Oscar. Snobistico? Intellettualistico? Superflua presa in giro dello spettatore? Forse, ma difficile trovare un altro film che lasci la stessa voglia di una seconda visione.



Anno: 2001
Regia: David Lynch



Giudizio: ****

2 commenti:

  1. Solo quando mi è presa la cinefilia forte ho apprezzato in pieno Mulholland drive. Ogni tanto vale la pena lasciarsi condurre da Lynch in viaggi del genere, anche se rimpiango tantissimo il taglio del progetto per una serie.

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  2. Credo sia il tipico genere di film che o si amano o si detestano, senza mezze misure. E, come dici tu, alle volte ci vuole tempo e passione per amare un certo tipo di cinema, ma il più delle volte poi ne vale la pena.
    Grazie per i commenti che ogni tanto lasci sul blog, sono sempre apprezzati.

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