mercoledì 10 novembre 2010

Il Divo


Gli ultimi anni della vita politica dello statista più discusso d'Italia, Giulio Andreotti (nei suoi panni Toni Servillo), nel periodo compreso fra il 1991 ed il 1993, dal suo settimo ed ultimo governo al processo per mafia, passando per Tangentopoli e la fine della Prima Repubblica. Molti modi di raccontare questa storia erano possibili, la maggior parte dei quali scontati: un grande plauso va al regista Paolo Sorrentino per aver scelto il meno convenzionale, il più coraggioso e sorprendente. Adottando la via della deformazione grottesca e delle atmosfere surreali e dissacranti, spingendo sul pedale della sperimentazione (inquadrature e movimenti di macchina atipici, colonna sonora esuberante), affidandosi ad un Servillo più espressionista che mai, dosando sfera pubblica e privata, l'Andreotti di Sorrentino è ritratto in tutta la sua enigmaticità e complessità, figura controllata ed incline alla razionalità del calcolo, un "regista freddo impenetrabile, senza dubbi, senza palpiti, senza un momento di pietà umana", eppure tormentato dall'angoscia del rimorso per la morte di Moro, profondamente solo ed amareggiato dall'accusa di vicinanza, in un passato che nega perfino a se stesso, a Cosa Nostra. Un uomo al tempo stesso talmente schiavo e padrone del potere da divenirne simbolo, incarnazione del principio, moralmente controverso, per cui il male è accettabile e necessario e la verità sacrificabile, qualora il fine ultimo sia perseguire il bene collettivo, meglio ancora se in nome di Dio. Mentre ci racconta questo Andreotti, Il Divo racconta anche un'ampia parte della nostra storia recente, quella del predominio DC, dei clientelismi, delle infiltrazioni mafiose, della strategia della tensione, delle morti misteriose e degli intrighi e lo fa con modi e toni mai banali: basti la fantastica apertura con le uccisioni in sequenza di Mino Pecorelli, Roberto Calvi, Michele Sindona, Alberto Dalla Chiesa, Giorgio Ambrosoli, Aldo Moro e Giovanni Falcone accompagnate dalla forsennata Toop Toop dei Cassius. Il titolo rimanda ad uno dei molti soprannomi affibbiati ad Andreotti, durante la sua lunga carriera. Premiato a Cannes ed insignito dell'Oscar per il miglior trucco, grande successo di critica in patria ed all'estero.


"Immagini magnifiche, un sonoro che prende alla gola, una velocità incalzante, un'angoscia e una specie di stupore crescente" (Natalia Aspesi, La Repubblica)



Regia: Paolo Sorrentino
Anno: 2008


Giudizio: ****

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