mercoledì 3 novembre 2010

Rabbit Hole


Becca (Nicole Kidman) e Howie (Aaron Eckhart) hanno vissuto la tragedia della morte del figlio, investito accidentalmente da un giovane (Miles Teller). Nonostante siano trascorsi ormai otto mesi, la coppia vive ancora una crisi profonda, accentuata dalla gravidanza della sorella di Becca, Izzy (Tammy Blanchard).
Ispirandosi ad un'opera teatrale di Lindsay-Abaire (che ha anche curato la scenaggiatura), Mitchell gira un dramma intimista su un tema delicato come la perdita di un figlio, analizzando al microscopio le dinamiche psicologiche ed emotive di Becca ed Howie (tipica coppia borghese della middleclass americana) e le inevitabili difficoltà nel superare il trauma ed elaborare il lutto. Se Howie sembra rimuovere il dolore sforzandosi di vivere come se nulla fosse di giorno e passando insonne la notte davanti ai video del piccolo Danny, Becca lo affronta invece in modo più diretto e viscerale, senza nascondere la rabbia e la sofferenza. Entrambi cercano una via d'uscita dall'angoscia insopportabile che ne sta sgretolando le esistenze, l'uno rifugiandosi nella distrazione di una relazione che resterà platonica, l'altra cercando e trovando un contatto con il colpevole involontario della disgrazia, il giovanissimo Jason (sicuramente questo uno degli elementi più originali ed emozionanti del film). Lo spettatore si strugge e si commuove (pur se Mitchell è ammirevole nel trattenersi da facili patetismi) mentre assiste all'impotenza addolorata di due essere umani in scacco, a come la tragedia smascheri ipocrisie familiari e religiose (Becca definisce Dio un "coglione sadico" e lo paragona al padre, sembra credere che il fratello eroinomane abbia meritato la morte e che la sorella non meriti un figlio) e cortocircuiti comunicativi (l'amica di famiglia che ancora non ha trovato il coraggio di chiamare). Il messaggio che resta è che quella di Becca ed Howie, come quella di quanti si trovano durante la propria vita ad affrontare un'esperienza atroce e e sconvolgente, è destinata ad essere una lotta senza fine nello sforzo di andare avanti, fatta di piccoli successi e cocenti sconfitte, senza mai sapere cosa ci sarà davvero dopo, consapevoli che il dolore col tempo diviene un mattone il cui peso può diventare sopportabile, ma di cui non ci si potrà mai liberare. Il titolo rimanda alle Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie ed allude ad un viaggio verso l'ignoto (oltre a riprendere il titolo del libro a fumetti che Jason regala a Becca).



Regia: John Cameron Mitchell
Anno: 2010


Giudizio: ****

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