martedì 25 maggio 2010

21 Grammi


Dopo il successo di Amores Perros, Inarritu sbarca ad Hollywood e mette insieme un cast di star per il secondo capitolo della trilogia che completerà con Babel. Ancora una volta, è un incidente stradale a collegare tre storie: un pick-up investe un uomo e le sue due bambine, uccidendoli. Christina (Naomi Watts), rimasta vedova e sola, riprende ad abusare di droghe ed alcool. Jack (Benicio Del Toro) è l'investitore: un tempo delinquente ed ex-detenuto, si è convertito ad una fervente fede cristiana che la tragedia mette però in crisi. Infine, Paul (Sean Penn) è gravemente malato di cuore e benificia di un trapianto grazie a Christina, che decide di donare gli organi del marito defunto. Le vite dei tre si intrecciano sempre più, fino al climax finale in cui Paul e Christina, divenuti amanti, decidono di uccidere Jack per vendetta.
Rispetto al film precedente, Inarritu estremizza la frammentazione del racconto, alternando in rapida successione (tramite un montaggio serrato) le tre storie parallele e ricorrendo a continui flashback e flashforward. Deve passare una mezz'ora prima che lo spettatore inizi a raccapezzarci qualcosa: se in Amores Perros la tecnica sembrava al servizio di un'idea, qui è più fine a se stessa, con l'unico apparente scopo di spettacolarizzare il contenuto tragico. Ci sono spunti interessanti nei temi affrontati, come l'inconciliabilità fra fede e presenza del male nel mondo, il senso dell'identità alla luce delle manipolazioni del corpo (trapianto, inseminazione artificiale, aborto), l'insensatezza dell'esistenza umana a cospetto dei grandi drammi della vita. Anche l'introspezione psicologica dei personaggi non si ferma alla superficie. Tuttavia, Inarritu insiste un po' troppo sulla rappresentazione dello strazio, come se fosse consapevole che lo spezzettamento della progressione drammatica degli eventi in pezzi di un puzzle da ricostruire (un po' a fatica) ne sterilizza in parte la carica emotiva. La digressione finale (pronunciata dalla voce fuori campo di Paul) che spiega il significato del titolo (fino allora incomprensibile) non aggiunge granchè, risultando, tutto sommato, superflua.

Regia: Alejandro Gonzalez Inarritu
Anno: 2003

Giudizio: **1/2

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