lunedì 3 maggio 2010

Inside Man


Quattro rapinatori con l'idea per un colpo geniale, una cassetta di sicurezza che cela il terribile segreto di un insospettabile banchiere, un detective di colore (Denzel Washington) alle prese con lo spinoso caso. Banalmente, la cronaca di una rapina. Ma c'è dietro una sceneggiatura come se ne vedono di rado (inspiegabilmente ignorata agli Oscar), che cura i particolari con meticolosità maniacale, che incastra linee narrative convergenti con la scrupolosità di un meccanismo ad alta precisione, che anticipa quello che sarà (tramite il frequente utilizzo, azzeccatissimo, del flashforward) per spiegare quello che sta avvenendo. Per poi inanellare, nel lungo finale, una sorprendente serie di colpi di scena, chiudendo il cerchio delle supposizioni in cui lo spettatore era stato costretto ad avventurarsi. Il tutto scandito da un montaggio frenetico ed abbellito da una fotografia in chiaroscuro, da film noir.
Il detective Keith ed il capo della banda Dalton (Clive Owen) ingaggiano un duello psicologico a distanza, in cui ognuno cerca di prevedere le mosse dell'avversario, seguendo una strategia che si fa via via più sottile. Finiranno per rendere merito l'uno al valore dell'altro, consapevoli di aver giocato una partita che nessun altro è stato capace di comprendere. Spike Lee non prende posizione, non sta nè con la guardia, nè con il ladro, non ritrae eroi, ma uomini comuni che accettano il compromesso morale, pur restando fedeli ad un'etica più alta. Fanno eccezione il banchiere Case e la spregiudicata mediatrice Madelaine (una notevole Jodie Foster), forse a dire che il male non si annida sempre dove sembra.
Completano il quadro il fascino sempre attuale del ladro gentiluomo ed una vena umoristica che percorre tutto il film, conferendogli una nota di leggerezza che non stona.


Regia: Spike Lee
Anno: 2006

Giudizio: ***



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