mercoledì 5 maggio 2010

Departures


Il giovane violencellista Daigo è alle prese con una crisi di identità: lo scioglimento dell'orchestra in cui suona segna la fine di un sogno coltivato sin da bambino, forse perchè iniziatovi dal padre (che se ne è andato molti anni prima, lasciandolo solo con la madre), ma per il quale non si era mai sentito veramente dotato. Alla ricerca di sè e della propria strada, lascia Tokyo per far ritorno al paesino che gli ha dato i natali. Vi troverà un lavoro singolare: il tanato-esteta, colui che esegue la necro-cosmesi, ossia il rito di ricomposizione e abbellimento della salma, prima della deposizione nella bara. Schernito dalla gente (per gli shintoisti lavorare con i morti è vergognoso e degradante), incompreso dalla moglie, Daigo resta fedele alla nuova missione di cui si sente investito, trovando finalmente un senso nella propria vita, la maturità e con essa la riconciliazione con il doloroso passato di figlio abbandonato.
Yojiro Takita fa una scelta coraggiosa: portare sugli schermi cinematografici un tema, quello funebre, che, se non oggetto di superstiziosa diffidenza, è al centro di un processo socioculturale di rimozione collettiva nelle società contemporanee. Ne emerge una concezione della morte comune nel mondo orientale: momento di passaggio, viaggio verso un diverso grado di esistenza, fase naturale del ciclo della vita. Non è però un film "necrofilo": le gustose mangiate di prelibatezze della cucina nipponica, cucinate dal laconico capo di Daigo (la figura paterna che gli era mancata), sono un inno alla vita ed ai suoi piaceri.
Con Departures (premio Oscar come Miglior Film Straniero) Takita affronta con sensibilità le contraddizioni più profondamente giapponesi, il contrasto fra modernità e tradizione, la scissione tra il frenetico materialismo del presente metropolitano e la spirituale, pacata ritualità che sopravvive nei piccoli centri di provincia, in cui il tempo sembra essersi fermato.
Le circolarità narrative (l'incontro con la morte segna la rinascita di Daigo, la morte di suo padre avviene quando si accinge a sbocciare la nuova vita del bambino che la moglie aspetta), la poesia visiva dei paesaggi, le musiche struggenti, la solenne sacralità del rito funerario, la dignitosa rappresentazione del dolore, il suggestivo simbolismo (i sassi, scambiati per siglare l'indissolubilità dei legami interpersonali), l'armonica commistione di partecipazione emotiva e humor nero sono altrettanti elementi di un film più che degno di nota. Quello però in cui Takita eccede, va detto, è l'insistenza su scelte spudoratamente volte a commuovere: specialmente nel finale si perde infatti parte di quella sobrietà che, se conservata fino in fondo, avrebbe fatto di Departures un capolavoro.



Regia: Yojiro Takita
Anno: 2008


Giudizio: ***1/2

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