domenica 4 luglio 2010

Funny Games



Fedelissimo remake hollywoodiano dell'omonimo film diretto in Austria, dallo stesso Heneke, dieci anni prima (1997). Ann (Naomi Watts) e George (Tim Roth) si recano alla loro casa sul lago per trascorrervi una vacanza, assieme al figlioletto Georgie. Paul (Micheal Pitt) e Peter (Brady Corbet), giovanotti in tenuta da golf e guanti bianchi, si spacciano per vicini cortesi e beneducati, ma presto si rivelano feroci aguzzini, sottoponendo l'inerme famiglia ad un'infinità di sevizie e crudeltà.
Heneke riprende la meditazione kubrickiana di Arancia Meccanica sulla valenza estetica della violenza fine a se stessa e sul suo essere dato di fatto connaturato all'indole umana (tanto da ironizzare sarcasticamente sulle origini psicologiche e sociologiche che le vengono spesso attribuite: alla domanda "Perchè?" l'unica risposta possibile è un inquietante "Perchè no?"), ma sposta l'asse della riflessione soprattuto sulla spettacolarizzazione sadica della violenza (emblematica la lunga inquadratura della televisione imbrattata di sangue) e raggiunge gli esisti più originali nell'analisi metacinematografica del rapporto fra il regista ed il suo pubblico, fra realtà e rappresentazione. All'interno di un genere dai codici ben definiti, quale è il thriller, Heneke si muove infrangendone regole e consuetudini, allo scopo di destabilizzare le certezze dello spettatore e tradirne le aspettative. Induce l'immedesimazione nella tranquilla normalità della famiglia borghese, per poi scardinarne le rassicuranti convenzioni che ne regolano le interazioni sociali; invita chi guarda a scommettere sull'epilogo del film, illudendolo di una possibilità di consolatoria salvezza che però non ci sarà; inibisce le tendenze vouyeristiche relegando i momenti più efferati al fuori campo; arriva perfino a sburgiardare la finzione filmica, ribaltando l'assunto della libertà dello spettatore (che può sempre, se vuole, cambiare canale), allorché la storia sembra per un attimo incanalarsi su binari liberatori e consolanti (Ann riesce ad uccidere Peter), salvo poi azzardare un rewind della pellicola che cancella la sequenza e ne permette una diversa continuazione. La sensazione, in questo film scandolasamente disturbante, ambiguo e controverso, è che "è il regista che tiene in ostaggio Ann, George e Georgie" (Roberto Escobar, Il Sole 24 Ore), in un gioco sadico che ha nello spettatore la sua vera vittima.


"Con Funny Games reagivo a un certo tipo di cinema americano, alla sua violenza, al suo essere naif, al modo in cui gioca con gli esseri umani. In molti film americani la violenza è diventata un prodotto di consumo." (Micheal Heneke)


Regia: Michael Heneke
Anno: 2007


Giudizio: ****

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