sabato 3 luglio 2010

About Elly


Un gruppo di amici lascia Teheran per trascorrere una breve vacanza al mare. Fra loro vi sono tre coppie sposate con i rispettivi figli, Ahmad (Shahab Hosseini), che è appena tornato dalla Germania dopo aver divorziato, e la giovane Elly (Taraneh Alidoosti), maestra di asilo di uno dei bambini, invitata per farle conoscere Ahmad e favorire il fidanzamento tra i due. Quando uno dei bimbi rischia di annegare, Elly scompare, forse affogata nel tentativo di salvarlo. Partono le ricerche che porteranno ad una verità inattesa.
Potrebbe essere un dramma girato in Europa, con le tinte del giallo, ma a dirigerlo è un giovane regista iraniano, Farhadi, che dimostra padronanza nell'utilizzo del mezzo cinematografico ed uno stile moderno, in cui la telecamera è molto mobile e segue da vicino la scena, spesso prossima al centro dell'azione. Il clima giocoso ed allegro della prima parte lascia via via il posto ad atmosfere tese ed opprimenti (sottolineate anche da cambiamenti ambientali e metereologici) allorché la scomparsa di Elly fa esplodere le tensioni latenti nel gruppo di amici, le cui dinamiche sono peraltro descritte con realismo e naturalezza. Difficile non scorgervi un discorso politico (sufficientemente implicito da sfuggire alla censura ufficiale): i fermenti modernisti (qui rappresentati dall'aspetto e dai comportamenti emancipati ed occidentalizzanti dei personaggi, appartenenti, non per caso, all'emergente classe medio-borghese) che pure attraversano l'Iran, sono la maschera di un paese cha ancora abdica rispetto alle libertà civili ed alle responsabilità etiche. Il cedimento di Sepideh (Golshifteh Farahani), che tradisce la memoria dell'amica per giustificare se stessa e gli altri agli occhi del fidanzato di Elly, è la denuncia della viltà di chi accetta di adeguarsi pavidamente al moralismo ipocrita di un regime autoritario e corrotto. La votazione con cui il gruppo decide la linea da sostenere è beffardamente unanime, come gli esiti plebiscitari di certe consultazioni elettorali, fintamente democratiche. La parte del paese che sogna nuova libertà (visivamente resa con l'allegoria dell'aquilone) si scontra con la passiva immobilità della maggior parte della popolazione (la macchina insabbiata degli ultimi fotogrammi). In controluce, note di costume sulla società iraniana, intrisa dei pregiudizi (sottomissione della donna, salvaguardia dell'onore) instillati dal'indottrinamento religioso. Orso d'argento a Berlino.


Regia: Asghar Farhadi
Anno: 2009


Giudizio: ***

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