domenica 25 luglio 2010

Il Pianista



Varsavia, 1939-1945: un pianista ebreo (Adrien Brody) vive le atrocità del nazismo, dalle prime leggi antisemite, fino alla segregazione nel ghetto, l'interdizione dal lavoro, la povertà, l'inedia, la deportazione dei familiari. Scampato ai campi di concentramento, vive segretamente nascosto grazie alla complicità di vecchi conoscenti, ma continuamente costretto alla fuga, si ritrova a vagare solo ed affamato per le rovine della città distrutta dai combattimenti, sopravvivendo grazie all'aiuto di un soldato tedesco.
Per Roman Polanski (polacco ebreo che ha conosciuto nell'infanzia la realtà del ghetto ed ha perso la madre ad Auschwitz) le memorie del pianista Wadislaw Szpilman, raccolte nel romanzo che ha dato nome anche al film, hanno offerto la possibilità di dirigere un film intensamente autobiografico, crudele nel mostrare, senza mediazioni, gli orrori dell'occupazione nazista (pur non rappresentandone il lato concentrazionario). Onesto nell'evitare semplificazioni manichee, Polanski è consapevole che il Male non è solo nella ferocia degli aguzzini tedeschi, ma anche nell'ipocrisa dei collaborazionisti e nella miseria morale di chi ha speculato sulla tragedia, così come il Bene si incarna tanto nell'eroismo dei resistenti, quanto nel coraggio dei protettori di Wadislaw e nell'umanità dell'ufficiale nazista. Se la prima parte del film è soprattutto spietata nel mostrare l'umiliazione, la persecuzione, la violenza e la morte, la seconda ha carattere più apocalittico (e più riferimenti alla condizione di Polanski), è l'odissea di un uomo solo, braccato, intrappolato in rifugi claustrofobici, allo sbando nella Varsavia fantasma ridotta in macerie dai bombardamenti, in totale balia di "un mondo di assurdità kafkiana" (Dizionario dei Film Morandini).
C'è anche un inno alla musica (ed all'arte per estensione e quindi al cinema), quale espressione di una forma di bellezza primigenia, superiore ed inconsapevole delle brutture del mondo: il pezzo di Chopin, suonato alla radio ed interrotto dallo scoppio della guerra, viene ripreso dopo la liberazione: è la vita che, negata da anni di mostruosa follia, riprende faticosamente il suo corso.
Buon successo di pubblico e critica, Palma d'oro a Cannes e vincitore di 3 premi Oscar.



Regia: Roman Polanski
Anno: 2002


Giudizio: ***1/2

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