martedì 6 aprile 2010

District 9


E' possibile trovare ancora un modo originale per portare sugli schermi cinematografici un tema tanto classico ed esplorato come quello dell'invasione aliena? Occorre ammettere che District 9 ci riesce piuttosto bene. Cambiando le carte in tavola: i visitatori extra-terrestri non arrivano con intenti bellicisti e colonizzatori, nè tantomeno per cercare un contatto, un incontro fra civiltà. Ma semplicemente per errore, per un guasto tecnico. E l'umanità reagisce al fenomenale evento con ridicola grettezza, dimostrando la propria radicale incapacità di affrontare ciò che è ignoto e diverso, se non attraverso la barbarie della ghettizzazione, dell'emarginazione sprezzante, della segregazione. Non senza l'ipocrisia di un finto buonismo, in nome di uno spirito di fratellanza che è solo vuota forma, dichiarazione di principio in cui nessuno crede davvero. Pregio del film è quello di saper affondare il colpo, muovendo una critica dura e pungente alla civiltà occidentale senza retorica, ma con lo strumento originale e acutamente ironico del "mockumentary" che usa taglio e toni documentaristici per rendere quanto più credibile e attuale la finzione narrativa: sembra di assistere alle immagini (tristemente abituali) provenienti da un campo profughi o da una favela. E la critica è tanto più efficace quanto man mano che la vicenda si snoda, si palesa l'espediente che rende possibile e anzi naturale il ribaltamento di prospettiva: il tema della metamorfosi (sempre intimamente inquietante, nella sua lunga tradizione che va da Kafka a Cronenberg), trasformazione che permette di cambiare punto di vista, di trovarsi improvvisamente dalla parte dell'altro, per scoprirne le sofferenze e le ragioni. E così, dopo varie scene d'azione dal sapore un po' convenzionale, si giunge al finale del film, che lascia un chiaro messaggio e la sensazione di esser valso il prezzo del biglietto.



Regia: Neill Blomkamp
Anno: 2009


Giudizio: ***

Nessun commento:

Posta un commento