giovedì 15 aprile 2010

A History of Violence


Se ci si limitasse a considerare A History of Violence un thriller convenzionale, non avremmo da dire molto: una storia non particolarmente complessa, un discreto livello di suspense, personaggi interessanti, un regolamento di conti finale. Un film come tanti altri. Ma sarebbe una lettura parziale, miope. Cronenberg mostra, ma non cerca di indurre l'immedesimazione dello spettatore, la telecamera è un occhio discreto che riprende con distacco, che indaga. Non è un caso se le scene meno realistiche sono forse quelle più violente: lo straniamento che allenta il willing suspension of disbelief è un invito a seguire Cronenberg in una delle riflessioni più profonde sulla natura della violenza umana dai tempi di Arancia Meccanica. Si scopre allora un tesoro tematico di grande ricchezza: significato dell'identità personale (siamo il prodotto delle nostre azioni presenti e passate o ciò che vogliamo apparire fino a convincerci di esserlo? E' possibile cambiare, riabilitarsi? Siamo in grado di autodeterminarci attraverso un codice di regole morali o siamo irrazionalmente dominati dall'istintualità più inconscia?); necessità di affrontare i fantasmi del passato, anziché rimuoverli, per elaborarli e liberarsene definitivamente, in modo da giungere ad una più matura, consapevole comprensione di sè; ruolo che l'uso della forza ha nelle vite degli uomini e nella strutture sociali. La famiglia modello, il quadretto idilliaco del mito dell'American dream che ci viene inizialmente presentato è lentamente trascinato in una deriva di brutalità che esplode con inaspettata ferocia. La rimozione delle nostre pulsioni più oscure è illusoria: sono connaturate nell'uomo e nella Storia. Pur non senza travaglio, la famiglia (e per estensione, la società) finisce per accettare la vera natura di Tom/Joey (Viggo Mortensen), a difenderla, a rivendicarla: è il sogno americano che svela le sue radici insanguinate, la tacita accettazione, socialmente condivisa, della legge del più forte, la normalizzazione dell' abuso della forza prevaricatrice nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, oltre qualunque volore etico, oltre ogni umanesimo. "Non ci sono mostri" dice Tom alla figlioletta, in una delle scene iniziali. Personaggi e spettatore scopriranno invece, insieme, non solo che i mostri esistono davvero, ma che ce n'è uno in ciascuno di noi.


Regia: David Cronenberg
Anno: 2005

Giudizio: ****

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