mercoledì 14 aprile 2010

La Promessa dell'Assassino


Per un'ora abbondante, La Promessa dell'Assassino sembra candidarsi ad essere un film che resta, di quelli da ricordare.

Vuoi per la ricca galleria di personaggi, la cui caratterizzazione è approfondita dall'indagine introspettiva: il glaciale Semyon, tremendo padre-padrone di una famiglia allargata (che è in realtà un clan della mafia russa); l'istrionico, volubile Kirill (Vincent Cassel), figlio buon a nulla, succube dell'autorità paterna, che si ubriaca per sfuggire alla propria inadeguatezza e, forse, all'omosessualità latente, svelata fra le righe; la fragile, ma determinata Anna (Naomi Watts), animata dalla forza dei sani principi e dall'innato istinto materno, frustrato dalla perdita del bambino in gravidanza; infine, l'ambiguo, complesso, tormentato Nikolai (un eccellente Viggo Mortensen), vittima ("Io sono già morto"), carnefice e giustiziere al tempo stesso.
Vuoi per lo sguardo prima distante e ironico (lo zio Stepan è una macchietta che strappa più di un sorriso) e che poi, man a mano che la voce fuori campo rivela l'orrore dei terribili segreti custoditi nel diario della giovane Tatiana, si fa più partecipe, colmo di pietà per le vittime inermi di un male assoluto, onnipresente, che genera altro male in una catena interminabile.
Ma c'è anche una regia sapiente ed impeccabile (si riconosce la firma d'autore); una fotografia ammirevole che vira cromaticamente sui colori foschi di una Londra cupa e piovosa e su un rosso vivo, sanguinolento; un'attenzione ossessiva (tipica di Cronenberg) per la fisicità, nei dettagli anatomici, nel figurativismo plastico di corpi scultorei, affrescati da tatuaggi che raccontano storie di vita (indimenticabile la nudità di Nikolai nella sequenza del bagno turco); il ritratto di un mondo (quello degli immigrati russi, ceceni, ucraini, georgiani), con le sue regole ed i suoi codici, dentro un altro mondo (la Gran Bretagna che scorgiamo appena, in controluce) vicino eppure così lontano.

Ci sarebbe tutto, se in quell'ultima mezz'ora non accadesse che la sceneggiatura si affanna nello sforzo non ben giustificato di far quadrare il cerchio, di far tornare i conti. Non ci hanno convinto la rivelazione a sorpresa dell'identità di Nikolai, l'infatuazione troppo scontata fra lui ed Anna, l'emancipazione frettolosa di Kirill. Basta poco, purtroppo, per mortificare un grande film. Ci piace credere che ci sia dietro lo zampino, inopportuno, della produzione.


Regia: David Cronenberg
Anno: 2007


Giudizio: ***

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