martedì 6 aprile 2010

In the Mood for Love


La moglie ed il marito dei protagonisti, coniugi spesso assenti (tanto da non comparire mai in scena) hanno una relazione che, figlia della menzogna, si nutre dello squallore del sotterfugio, è forse più carne che anima. Wong Kar Wai decide di non mostrarla: ne veniamo a conoscenza solo attraverso le parole sospese, i sussurri, le lacrime e i sospiri dei coniugi traditi e consapevoli. In un film sull’amore, non c’è posto per questo non-amore vigliacco, privo del coraggio del sentimento autentico. In controluce si delinea timido, invece, il prodigio dell’amore nascente, delicato e inaspettato, dalle ceneri della comune sofferenza, fra i due sposi amareggiati, smarriti nel naufragio della propria esistenza. Questo film minimalista narra solo questo: la purezza di un sentimento fragile e cristallino, platonico e insicuro, fatto di momenti, di poesia, di contatti fugaci, sguardi, pianti e sorrisi. Un amore impossibile, la cui forza dirompente sta nel rimanere anelito inespresso, desiderio inappagato, eternizzando così la fugacità, sublimando nella memoria, nel rimpianto della rinuncia, nel ricordo affidato ad un sussurro segreto bisbligliato nella fessura di un muro. Il racconto, in fondo semplice ed essenziale, è impreziosito dalla fotografia suggestivamente onirica, dall’armonia dei colori, dai dialoghi intensi e soprattutto dalla meravigliosa vibrante colonna sonora, che porta un contributo importante alla capacità di emozionare di questo piccolo gioiello di estetica e di cinema. Qua e là spunti sul rapporto fra finzione e realtà, sul loro interscambio e completamento (metacinema?).

Regia: Wong Kar Wai
Anno: 2000

Giudizio: ***1/2

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